L’arte immersiva di Tolia Astakhishvili alla Fondazione Nicoletta Fiorucci di Venezia 

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La nuova sede veneziana della Fondazione Nicoletta Fiorucci ospita la mostra “to love and devour”: un dialogo tra spazio, libertà e ricordo mediante la rivoluzione degli ambienti, sotto la guida dell’artista georgiana Tolia Astakhishvili e del curatore Hans Ulrich Obrist. 

Fino al 23 novembre 2025, la Fondazione Nicoletta Fiorucci a Venezia ospita la mostra to love and devour, curata da Hans Ulrich Obrist.  
La mostra è una personale dell’artista Tolia Astakhishvili (Tbilisi, 1974), ma presenta anche opere realizzate in collaborazione con i colleghi Ketuta Alexi-Meskhishvili, Zurab Astakhishvili, Thea Djordjadze, Heike Gallmeier, Rafik Greiss, Dylan Peirce, James Richards e Maka Sanadze, le quali enfatizzano il proposito di Astakhishvili: ridurre le barriere tra i lavori individuali e quelli collettivi, fondendo così le opere ideate nell’ambito dei suoi progetti. 

LA MOSTRA DI TOLIA ASTAKHISHVILI A VENEZIA 

La Fondazione, nata a Londra su volontà della stessa Nicoletta Fiorucci, è un’organizzazione non profit che promuove l’arte contemporanea ponendo l’attenzione sulla sostenibilità e sull’inclusività. Ha diverse sedi in Europa, tra cui quella recentemente inaugurata nel sestiere di Dorsoduro, a Venezia, in un palazzo quattrocentesco che, negli anni Venti del secolo scorso, appartenne al pittore Ettore Tito. Proprio questo storico edificio è stato il punto di partenza della mostra to love and devour: durante i primi mesi del 2025, infatti, Tolia Astakhishvili ha vissuto e lavorato nel palazzo, concentrandosi sul rapporto tra lo spazio e la memoria. 
Questo tema è spesso presente nelle opere dell’artista, la quale utilizza svariati mezzi per creare degli ambienti immersivi: frammentazione, costruzione e distruzione degli spazi sono i cardini di alcuni dei suoi lavori più importanti, ispirati alla trasformazione di ambienti white cube in autentici cantieri, grazie all’uso di materiali poveri e da costruzione, nonché di oggetti domestici presenti in opere come universe, datata 2025, e house of mending, realizzata tra il 2024 e il 2025. 

LA CURATELA DI HANS ULRICH OBRIST

A Venezia, invece, un edificio ridotto in rovina ha permesso ad Astakhishvili di apportare numerosi interventi strutturali ‒ come la rimozione e l’aggiunta di supporti murari e l’ampliamento di determinati spazi ‒, dando forma a un edificio ibrido che dialoga con quanto collocato dagli artisti al suo interno ‒ testi, dipinti e installazioni audiovisive. Per la riuscita di questa mostra è stato indispensabile il supporto curatoriale di Hans Ulrich Obrist, una delle figure più influenti del panorama della curatela contemporanea. Artistic Director delle Serpentine Galleries di Londra dal 2006, nel corso della sua carriera ha curato centinaia di mostre a livello internazionale, vincendo numerosi premi. 
L’approccio alla curatela di Obrist è caratterizzato dal desiderio di generare esperienze immersive e partecipative, convertendo gli edifici in organismi viventi plasmati dagli artisti, la cui volontà è sempre posta in primo piano. Ne è un esempio la rappresentazione Il Tempo del Postino, curata da Obrist e Philippe Parreno e presentata all’Opera House di Manchester nel 2007. Concepita come un’opera visiva che mescolava suono, performance e cinema, poneva in risalto la dimensione temporale e stimolava le dinamiche di interazione tra il pubblico, il luogo e l’esperienza immersiva. Questo stesso criterio emerge dalla mostra to love and devour, che spinge a interrogarsi, come riferisce lo stesso Obrist, su come spendiamo il nostro tempo in diversi ambienti e su come la fragilità e l’incertezza pervadano l’esistenza di ciascuno di noi. Al pari degli spazi che caratterizzano il palazzo, nulla è completo, tutto è in trasformazione, e le opere lasciano una sensazione di incompiuto in chi le osserva. 

Erica Garbin 

https://nf.foundation/#to-love-and-devour

  • Portrait of the artist
  • Photo of Nicoletta Fiorucci Foundation made by Marco Cappelletti
  • Our Friends In the Audience (2024) by Tolia Astakhishvili and James Richards, print and marouflage on canvas, 200 by 130 cm. The piece merges layered image surfaces with cinematic atmosphere and collaborative subjectivity.
  • my emptiness (2025), site-specific installation using sectioned walls, excavated pipes, and a bathtub. Dimensions variable. The work suggests domestic exposure and vulnerability through architectural dissection.
  • I love seeing myself through the eyes of others (2025), immersive installation featuring sound by Dylan Peirce, plastic, acrylic paint, photographs, found objects, material storage, and light, 614 by 430 by 290 cm. The work constructs a theatrical, layered space charged with personal and collective memory.
  • Installation view: to love and devour
  • universe (2025), installation using a washing hanger from a demolished bathroom and found objects, including a water tank, toilet, and Murano glass. Dimensions variable. The work presents a poetic archaeology of abandoned domestic spaces.
  • my emptiness (2025), site-specific installation using sectioned walls, excavated pipes, and a bathtub. Dimensions variable. The work suggests domestic exposure and vulnerability through architectural dissection.
  • to love and devour (2025), an installation made of plastic, permanent marker, plastic tubing, and a sink, measuring 375 by 367 cm. The work evokes a fragmented, provisional environment layered with personal and industrial materials.
  • a timeline of physical attributes (2025), drawing on paper using pencil, ink, and pastel, framed in plexiglass, 31 by 22 cm. A diaristic visual reflection on the body and perception across time.
  • Installation view: to love and devour
  • Detail view of I love seeing myself through the eyes of others (2025) by Tolia Astakhishvili, showing plastic, paint, photos, and object arrangements within a complex installation environment. Sound by Dylan Peirce. Dimensions: 614 × 430 × 290 cm.
  • forbidden place (2025), installation composed of a room with pipes, a boiler, and a monitor. The work confronts hidden infrastructures and psychological enclosures within built environments.
  • forbidden place (2025), installation composed of a room with pipes, a boiler, and a monitor. The work confronts hidden infrastructures and psychological enclosures within built environments.
  • each year, the same season (2025) by Tolia Astakhishvili, made of plexiglass, acrylic paint, and wood, measuring 480 by 180 cm. The large-scale work juxtaposes translucent and painted surfaces in a layered architectural composition.