Yeast Photo Festival 2025: un esempio di curatela diffusa in Salento

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Coinvolgendo palazzi, frantoi e masserie, il festival trasforma il territorio salentino in un dispositivo curatoriale che invita a riflettere sul rapporto tra cibo, immagine e sostenibilità. Visitabile fino al 9 novembre, l’evento esplora, con la mostra “(N)ever Enough”, il paradosso tra abbondanza e scarsità attraverso quattordici progetti fotografici.

Il 25 settembre 2025 ha inaugurato la quarta edizione di Yeast Photo Festival, intitolata (N)ever Enough, una rassegna internazionale di fotografia contemporanea che indaga il rapporto tra cibo, territorio e immagine. Il tema di quest’anno è il paradosso odierno tra abbondanza consumistica e scarsità delle risorse: mentre una parte del mondo si permette il lusso di sprecare cibo, un’altra sopravvive o soffre la fame. Sono quattordici i progetti che compongono un atlante visivo nel quale il cibo è lo spunto per indagare ingiustizie, identità, tecnologia e potere. Spicca la personale del grande fotografo britannico Martin Parr, che, con oltre sessanta scatti, descrive in maniera dissacrante le ipocrisie della società dei consumi.
La direzione artistica è di Edda Fahrenhorst con Flavio&Frank e Veronica Nicolardi, mentre i curatori ospiti sono Jan von Holleben, curatore della mostra per bambini Wow! di Martin Parr, e Maria Ghetti e Nora Schianchi, vincitrici della prima Open Call for Curators indetta dal festival.

Outdoor installation view of Snack It! by Martin Parr on Spiaggia della Purità, Gallipoli, as part of Yeast Photo Festival 2025. Photo by Florian W. Mueller
Yeast Photo Festival, Martin Parr, Snack It!, exhibition view, Spiaggia della Purità, Gallipoli, 2025. Photo Florian W. Mueller

YEAST PHOTO FESTIVAL: LA SFIDA DELLA CURATELA DIFFUSA


Nato nel 2022 nel borgo salentino di Matino, il festival conferma e amplia il suo formato diffuso, contando un totale di nove location sparse sul territorio: Palazzo dei Marchesi del Tufo, Casa del Professore, Aranceto e Frantoio Ipogeo a Matino; Palazzo Scarciglia a Lecce; Masseria Le Stanzìe a Supersano; KORA Centro del Contemporaneo nel Palazzo Baronale de Gualtieriis a Castrignano De’ Greci. A queste sedi storiche si sono aggiunte la Spiaggia della Purità, nel centro di Gallipoli, e il Museo Civico Pietro Cavoti di Galatina, città simbolo del patrimonio storico-culturale e culinario del Salento.
Se curare una mostra fotografica è impegnativo per la natura fragile del medium, la saturazione di immagini nella cultura visiva e l’ambiguità concettuale tra testimonianza e interpretazione, le difficoltà aumentano proprio a causa del modello diffuso del festival: avere più sedi, alcune distanti decine di chilometri tra loro, rischia di causare una frammentazione del senso e di creare disorientamento nei visitatori. Gli spazi scelti, inoltre, sia quelli rurali sia quelli storici, non sono contenitori neutrali, anzi, hanno una personalità estetica che deve essere tenuta in considerazione.

Exhibition view of Preservation by Blake Little at Frantoio Ipogeo, Matino, part of Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
Yeast Photo Festival, Blake Little, Preservation, exhibition view, Frantoio ipogeo, Matino, 2025. Photo Alice Longo


In Italia, diversi festival fotografici tematici, nazionali e internazionali, hanno scelto di non limitare l’esposizione a una sola sede, ma di rendere la rassegna diffusa. Si pensi a Foto/Industria, la biennale di fotografia dell’industria e del lavoro promossa dalla Fondazione MAST di Bologna; Cortona On The Move in provincia di Arezzo; PhEST a Monopoli ‒ che indaga il rapporto tra il mar Mediterraneo, l’identità e l’immaginario contemporaneo; e ancora SI Fest a Savignano sul Rubicone o il Ragusa Foto Festival. In tutti questi casi, nonostante la pluralità di sedi espositive, l’esperienza è limitata a un’unica città o borgo, di solito con distanze percorribili a piedi in un perimetro ristretto.

IL RUOLO DEGLI SPAZI ESPOSITIVI PER YEAST PHOTO FESTIVAL

Yeast Photo Festival, invece, adotta una curatela diffusa territoriale su scala vasta: le sedi non sono concentrate in un solo centro urbano. Qui la mobilità diventa parte del progetto: il territorio stesso è il medium, e la distanza fisica tra le sedi è concettualmente parte dell’esperienza. Il visitatore è costretto a muoversi, a prendersi il tempo per osservare, a riconoscere le connessioni, a creare il proprio percorso. Lo stesso territorio salentino è emblema del paradosso tra abbondanza e scarsità: si può dire che incarni per primo la tensione del tema (N)ever Enough. La ricchezza visiva del paesaggio si contrappone alla fragilità materiale del territorio, vittima della desertificazione causata dalla xylella, dall’overturism e dallo spopolamento. Anche sul piano culturale, il Salento vive sospeso tra la sovraesposizione turistica e la carenza strutturale di istituzioni e risorse per la produzione culturale.
Persino le sedi scelte ‒ frantoi, aranceti, palazzi e musei ‒ sono testimoni materiali del tema. Da una parte, gli spazi agricoli rappresentano la produzione, la fatica, il presente: sono ambienti di trasformazione, luoghi in cui la materia cambia stato. I palazzi storici, invece, incarnano la memoria, il potere simbolico. I palazzi “conservano”, i frantoi “trasformano”: due funzioni fondamentali anche nella curatela, archiviare e metabolizzare.
Le opere non si limitano a occupare questi spazi, ma dialogano con essi per analogia o per contrasto. Nel frantoio ipogeo di Matino, ad esempio, il fotografo Blake Little presenta Preservation: un progetto in cui la caducità del corpo umano viene messa in relazione all’eternità del miele. I corpi nudi cosparsi di questa sostanza perdono il carattere individuale per somigliare a sculture viventi. Funziona invece per contrasto l’operazione svolta presso il Palazzo dei Marchesi del Tufo, con la mostra Snack It! di Martin Parr, dove le immagini tornano icone, ma si tratta di icone pop del nostro tempo: hamburger da fast food, pacchetti di patatine e famose bevande gasate.

Exhibition view of Green Resistance by Sara Scanderebech at Casa del Professore, Matino, part of Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
Yeast Photo Festival, Sara Scanderebech, Green Resistance, exhibition view, Casa del Professore, Matino, 2025. Photo Alice Longo


Yeast Photo Festival si sta affermando nel panorama dei festival di fotografia per la sua specificità curatoriale e perché si ispira a valori che si stanno riscoprendo nella società e nell’arte contemporanea: da una parte la necessità di rallentare, riappropriarsi del tempo; dall’altra il superamento dell’asetticità del white cube a favore di una curatela situata che non serve solo a valorizzare le opere esposte, ma a riattivare il territorio e i luoghi che le accolgono.

Alice Longo

Yeast Photo Festival

  • Exhibition view of Snack It! by Martin Parr at Palazzo dei Marchesi del Tufo, Matino, for Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
  • Exhibition view of Snack It! by Martin Parr at Palazzo dei Marchesi del Tufo, Matino, for Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
  • Exhibition view of Snack It! by Martin Parr at Palazzo dei Marchesi del Tufo, Matino, for Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
  • Exhibition view of Buone Mani by Flavio&Frank at Museo Civico Pietro Cavoti, Galatina, part of Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
  • Installation view of I N S C T S by Umberto Diecinove at Aranceto, Matino, presented during Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
  • Exhibition view of Preservation by Blake Little at Frantoio Ipogeo, Matino, part of Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
  • Exhibition view of Green Resistance by Sara Scanderebech at Casa del Professore, Matino, part of Yeast Photo Festival 2025. Photo by Alice Longo.
  • Outdoor installation view of Snack It! by Martin Parr on Spiaggia della Purità, Gallipoli, as part of Yeast Photo Festival 2025. Photo by Florian W. Mueller
  • Outdoor installation view of Snack It! by Martin Parr on Spiaggia della Purità, Gallipoli, as part of Yeast Photo Festival 2025. Photo by Florian W. Mueller
  • Exhibition view of One Third by Klaus Pichler at KORA Center, Castrignano de’ Greci, for Yeast Photo Festival 2025. Photo by Florian W. Mueller