Lode al corpo politico: il duo Lovett/Codagnone al PAC di Milano

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Amore, violenza, potere, poesia. Al PAC di Milano la prima antologica del duo queer Lovett/Codagnone mette in discussione le dinamiche relazionali grazie a una narrazione sorprendente e per nulla scontata.

Al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano va in scena I Only Want You to Love Me, la prima retrospettiva italiana del duo artistico Lovett/Codagnone ‒ attivo dal 1995 al 2019 ‒, composto da John Lovett (Allentown, Pennsylvania, 1962) e Alessandro Codagnone (Milano, 1967 – New York, 2019), visitabile fino al 14 settembre 2025. La mostra, composta da opere legate a più di due decenni di produzione artistica, spazia dalla fotografia alla videoarte, dalla performance alla scultura.  Si tratta di un racconto in cui i corpi degli artisti sono spesso i protagonisti e, attraverso riferimenti espliciti, scenari erotici sadomasochisti e poesie, riescono a descrivere, in maniera non volgare, una vita di rapporti, battaglie e relazioni di potere.

“I ONLY WANT YOU TO LOVE ME”: LA SCELTA CURATORIALE


Gli ambienti bianchi e minimalisti del PAC risultano perfettamente in linea con la narrazione ideata, una storia a quattro mani in cui l’artista John Lovett e il curatore Diego Sileo fanno emergere dinamiche sociali, sessualità, fragilità ma anche intimità e nostalgia.
La mostra non segue un criterio cronologico, bensì la produzione artistica viene raggruppata in base a varie tematiche ‒ dinamiche di controllo, sfera sessuale, personale, politica. Amore e potere, oltre a essere il fulcro della ricerca creativa del duo, risultano anche centrali nella narrazione espositiva, dove le logiche di sorveglianza sono messe costantemente in discussione e il corpo diviene un manifesto, un terreno di battaglia.
Lo spazio è disseminato di opere, come fossero bombe pronte a esplodere. Un senso di tensione aleggia nei vari ambienti, forse a causa della presenza del filo spinato, delle fruste in pelle, dei megafoni o delle barricate. Il racconto potrebbe apparire brutale ma, grazie alle scelte curatoriali, il tutto appare perfettamente bilanciato tra amore e potere.

LA MOSTRA DI LOVETT/CODAGNONE AL PAC DI MILANO


Il percorso si sviluppa principalmente in cinque aree tematiche legate dal filo conduttore della contestazione. Nell’opera Ruined in a Day (2007) sono presenti alcune barricate nere disposte su un manto di catrame, come fossero appena state scaraventate. Il rimando alla lotta è inevitabile, è il momento che segue il caos. A incorniciare questo lavoro troviamo una scritta ripetuta allo sfinimento sul muro: “there’s too many ways you can kill someone like in a love affair when the love is gone”. È il collasso di una struttura? Di una società? O di una relazione? Le fragilità del controllo e dell’ordine si scontrano, individuando nel fallimento il risultato finale.
Tra le opere più significative c’è Death Disko: Last Dance (2015). La pista da ballo, di vetro nero distrutto, evoca la fine degli anni Settanta, la morte della disco music e la repressione del mondo queer. I vetri rotti e la discoball nera ci catapultano in un decennio repressivo e violento. Niente più sogni, solo nostalgia accompagnata da un lamento racchiuso in qualche nota di una canzone di Donna Summer, come fosse l’ultimo respiro. L’opera riempie tutta la stanza, il visitatore può solo osservare da lontano, come fosse in contemplazione di un ricordo carico di malinconia.
Una serie di cubi fotografici ‒ Greetings (1996) ‒ evidenzia temi connessi alla rivendicazione degli spazi urbani e all’approccio della comunità queer. L’intervento, formato da ritratti della coppia di artisti vestita secondo i dettami leather/BDSM, parla di una sottocultura capace di sovvertire e mettere in discussione le norme sessuali e relazionali.
Scostando le tende della quinta sala appare una scritta al neon: In Darkness There Is No Sin / Light Only Brings the Fear (2025). Ispirandosi a un brano della band post-punk The Damned, l’opera sovverte i ruoli di luce e buio: il buio diventa uno spazio di liberazione, nel quale poter desiderare senza vincoli, mentre la luce diventa zona di sorveglianza, di tensione. Si rafforza il dualismo che percorre l’intera mostra: la luce e il buio, la libertà e la repressione, l’amore e il potere, la giustizia e l’ingiustizia. Non possiamo far altro che ringraziare Lovett/Codagnone per una esposizione che va dritta al punto, senza veli e senza pudore, nel solco di vite e corpi intesi come teatro di battaglia. 

Maddalena Domenghini

https://www.pacmilano.it/exhibitions/lovett-codagnone/

  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Lovett/Codagnone. I Only Want You to Love Me, exhibition view, PAC, Milano 2025. Photo Nico Covre
  • Exhibition view of I Only Want You to Love Me (2025) by Lovett/Codagnone at PAC, Milan. Photo by Nico Covre.