Fino al 30 novembre 2025 la Fondazione Nicola Trussardi presenta, negli spazi di Palazzo Morando | Costume, Moda, Immagine a Milano, “Fata Morgana: memorie dall’invisibile”. Curata da Massimiliano Gioni, Daniel Birnbaum e Marta Papini nell’attuale museo dedicato alla memoria storica e al costume della città, la mostra racconta di illusioni e di un immaginario collettivo legato all’occulto.
Palazzo Morando è un edificio barocco nel cuore del quadrilatero della moda di Milano, dimora, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, della contessa Lydia Caprara Morando Attendolo Bolognini, mecenate e artefice di una biblioteca dedicata a tutto ciò che è liminale. I suoi interessi ruotavano attorno ad alchimia, spiritismo ed esoterismo, temi sui quali costituì la sua raccolta, ora conservata presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano.
Viene concepita in questo contesto Fata Morgana: memorie dall’invisibile. Nel solco delle ricerche della personalità che ha abitato il palazzo, la mostra si sviluppa attraverso le molteplici sfaccettature di quelle espressioni creative ulteriori che rivelano la pluralità dell’arte contemporanea. Quello proposto da Massimiliano Gioni, Daniel Birnbaum e Marta Papini è un viaggio nell’occultismo, un’esposizione di più di duecento opere proposte secondo una scansione tematica costituita da otto sezioni.
Il titolo riprende il nome della Fata Morgana del ciclo arturiano e si ispira all’omonimo poema dell’artista surrealista André Breton, composto durante l’esilio marsigliese nel 1940. La mostra fa eco al testo che narra di derive mistiche, di un altrove confuso di visibile e invisibile. Come il poema, allo stesso modo in mostra si ripropone una confusione di confini, di espressioni evocatrici di altro che diviene arte solo nel contemporaneo.

LE SEZIONI DELLA MOSTRA FATA MORGANA A MILANO
L’esposizione riunisce diversi media e figure, tra artisti – canonicamente riconosciuti come tali – e personalità medianiche, così come artiste spesso oscurate da una storia dell’arte “lineare”. Tra i prestatori delle opere in mostra, infatti, vi sono archivi, biblioteche, musei di antropologia ed etnografia e gallerie, accanto a collezioni private. Fata Morgana: memorie dall’invisibile offre un vero e proprio atlante dell’invisibile, oltre che, inevitabilmente, dell’occulto. “Le opere in mostra” – spiegano i curatori – “raccontano come la storia dell’arte sia attraversata da forze invisibili e da una tensione costante verso l’altrove”, sottolineando i labili confini dell’espressione artistica che, tra Ottocento e Novecento, non ha più limiti di definizione.
L’atlante dell’invisibile traccia gli sviluppi di una pratica, quella dell’occulto, dalla fine dell’Ottocento fino al presente. Accanto alle prime rappresentazioni incorporee negli acquerelli di Georgiana Houghton, si sviluppa una sezione – Medium e Mistiche ‒ che descrive i legami tra l’occulto e la figura femminile. Qui, le fotografie delle sedute di inizio Novecento della medium Linda Gazzera, caratterizzate dalla presenza di entità eteree, dialogano con il video del 2015 di Chiara Fumai The Book of Evil Spirits. Poi una sezione dedicata al Messaggio automatico, quindi il Surrealismo con Man Ray, Antonin Artaud ma anche Lee Miller e Unica Zürn. La presenza femminile, già molto rilevante nelle prime sale, diventa preponderante in quelle successive, dove natura e corpo prendono il sopravvento. Corpo che è ultraterreno, ma anche fortemente carnale, nelle opere di Judy Chicago e Carol Rama. Il percorso si fa più astratto in liturgie e rituali, verso un discorso sempre più profetico nelle ultime sale al pianterreno. Ecco allora il nucleo di opere più importante dell’intera esposizione, con le visioni di Hilma af Klint ed Emma Jung, tra le altre. La narrazione di Fata Morgana oscilla tra il concreto e l’astratto, mosso da una ricerca enciclopedica che rileva l’occultismo in ogni forma contemplabile. In questo modo la mostra apre una nuova prospettiva, ulteriore anche rispetto allo stesso contemporaneo, dove ogni espressione viene valorizzata e ogni punto di vista è valido.

Temi centrali sono l’esoterismo e l’automatismo in tutte le loro forme – anche nelle descrizioni degli artisti esposti, generate con l’AI. L’invisibile viene rivelato nel contemporaneo più recente ma anche in quello più lontano di inizio Novecento. È invisibile il digitale come sono state invisibili le voci di alcune autrici, oscurate dalle presenze maschili predominanti – come nel caso di Emma Jung.
LA CURATELA DI FATA MORGANA
Il grande atlante visibilmente invisibile raccontato a Palazzo Morando consente di viaggiare nel tempo e nello spazio in un’esposizione curata con lo spirito di una grande manifestazione artistica. In Fata Morgana risuona il Latte dei sogni curato da Cecilia Alemani nella cornice della Biennale di Venezia 2022: a echeggiare non sono soltanto i temi, ma anche l’approccio alla ricerca, in un’ottica di rivalutazione femminista, di riscoperta di sogni e pratiche artistiche marginali. Una ricerca che ritrova le sue radici ancor prima, sempre alla Biennale di Venezia, nel Palazzo Enciclopedico curato nel 2013 da Massimiliano Gioni, il quale scelse il Libro Rosso di Carl Gustav Jung come fulcro.
Oggi, le settantotto figure protagoniste di Fata Morgana uniscono i punti di una mappa tracciata dalla curatela, che non si propone di dare risposte quanto più di lasciare quesiti aperti, donando gli strumenti per compiere le proprie riflessioni. Quali sono i confini dell’arte? Cosa e chi è davvero marginale in una società?
Rebecca Canavesi







