Le sale di SMAC San Marco Art Centre ospitano “The Quantum Effect”, la mostra che combina scienza, arte e fantascienza in un percorso immersivo curato da Daniel Birnbaum e Jacqui Davies.
Nel cuore di Piazza San Marco, il nuovo SMAC San Marco Art Centre ‒ inaugurato all’inizio del 2025 ‒ ospita un progetto che ridefinisce i confini tra arte, scienza e cinema. The Quantum Effect, ideata e co-curata da Daniel Birnbaum e Jacqui Davies, si presenta come un’autentica esperienza quantica: un esperimento espositivo in cui i concetti di entanglement, supersimmetria e realtà multiple vengono tradotti in forma spaziale.
Realizzata in collaborazione con OGR Torino, la mostra esplora i paradossi della fisica dei quanti ‒ universi paralleli, viaggi nel tempo, teletrasporto, materia oscura ‒ per costruire un ambiente immersivo dove le opere, le immagini e gli spettatori si comportano come particelle in costante correlazione. L’interno di SMAC diventa una macchina ottica con oltre ottanta metri di corridoi e sedici sale disposte simmetricamente ai lati di un asse centrale. Il fulcro è l’opera Oil VII (2007) di Isa Genzken – una sorta di nodo gravitazionale. Da qui la mostra si sdoppia, creando due sequenze speculari percepite come mondi paralleli. Lo spettatore si trova così a vivere una forma di supersimmetria percettiva, nella quale ogni opera ha un suo doppio potenziale, una visione alternativa di sé.

L’ALLESTIMENTO E LA CURATELA DI THE QUANTUM EFFECT
L’allestimento si ispira a Locus Solus di Raymond Roussel, romanzo in cui otto tableaux vivants si susseguono in una casa di vetro. Allo stesso modo, The Quantum Effect costruisce un’architettura narrativa di “stazioni” espositive autonome, ognuna sospesa tra scienza e immaginazione. La mostra funziona come un racconto frammentato, nell’ambito del quale lo spettatore attraversa spazi che sembrano simultaneamente reali e virtuali.
Birnbaum e Davies, forti della loro esperienza tra cinema e arti visive, trasformano le curatela in regia. Le opere di artisti come Jeff Koons, Mark Leckey, Isa Genzken, Tomás Saraceno, Sturtevant e Dara Birnbaum si intrecciano a installazioni e collage audiovisivi firmati dagli stessi curatori, che assumono il ruolo di autori-esecutori. La distinzione tra chi espone e chi organizza si dissolve. L’effetto è quello di un montaggio quantico: ogni sala è una variazione sul tema, una micro-realtà collegata alle altre da leggi invisibili. La curatela diventa atto performativo, capace di fondere ricerca estetica e riflessione teorica. Niente è fisso, niente è lineare. Tutto accade “in superposizione”: le opere si guardano, si duplicano, si riscrivono.

THE QUANTUM EFFECT NEGLI SPAZI DI SMAC A VENEZIA
The Quantum Effect non è una semplice mostra di arte contemporanea, ma un’esperienza che mette in crisi la stessa nozione di realtà. Il visitatore è invitato a scegliere la propria traiettoria, a muoversi tra i possibili mondi come in un esperimento mentale. Così SMAC si afferma quale nuovo centro veneziano dedicato alla ricerca interdisciplinare, dove l’arte non illustra la scienza ma la mette in scena, la rende esperienza sensibile. Il risultato è un museo quanto: instabile, speculare e al tempo stesso perfettamente coerente con la sua ambizione di esplorare i confini dell’immaginazione contemporanea.
Valeria Eneide
La mostra The Quantum Effect presso SMAC San Marco Art Centre



