A Parabita, in provincia di Lecce, ha preso forma una iniziativa di arte pubblica che intreccia cura, comunità e territorio. Attraverso interventi site-specific, il patrimonio urbano si trasforma in una collezione condivisa e l’arte diventa gesto quotidiano e responsabilità collettiva.
Parabita è un borgo della provincia di Lecce, nel cuore del Salento, che, grazie all’amministrazione del sindaco Stefano Prete, sta conoscendo un singolare sviluppo artistico-culturale con Parabita per il contemporaneo. Lo scopo è la creazione di una raccolta di opere d’arte contemporanea permanente poiché di proprietà del Comune stesso che, oltre ad averne permesso la realizzazione, le ha acquistate, divenendo di fatto un collezionista d’arte. Al momento i progetti Votiva e Ipogea stanno regalando nuova linfa al Comune di Parabita, rendendolo un laboratorio e un museo a cielo aperto, di cui la cittadinanza è invitata a prendersi cura quotidianamente.
VOTIVA
Curata da Flavia Bonino e Laura Perrone nel 2024, Votiva consiste in diciassette opere che trovano collocazione in ex edicole votive, tratto distintivo del territorio salentino. Si tratta di piccole nicchie incastonate nei muri del borgo, dove un tempo si trovavano statue o immagini di santi e madonne che fungevano da altari di quartiere, espressione di una ritualità popolare caratterizzata anche da una funzione sociale, poiché costituivano un punto di aggregazione. Così come quelle figure sacre avrebbero protetto le strade, le case e gli abitanti, la comunità intera si prendeva cura delle nicchie. Votiva mira a ricreare questa pratica comunitaria: le edicole diventano infatti dispositivi che riattivano la collettività per il bene comune. Le opere selezionate sono firmate da alcuni dei nomi più rilevanti della scena artistica italiana e internazionale come Francesco Arena, Felice Levini, Helena Hladilová, Namsal Siedlecki, Liliana Moro, Adrian Paci, ektor garcia, Gianni Dessì, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Ludovica Carbotta, Chiara Camoni, Giovanni Lamorgese, Claudia Losi, Luigi Presicce, K.R.M. Mooney e Claire Fontaine. Attraverso i loro interventi site-specific, è possibile fare esperienza del sacro al di là della religione. Frutto di ricerche artistiche differenti, i lavori dialogano in maniera equilibrata e si mimetizzano nel tessuto urbano che li ospita. Durante la conferenza che ha inaugurato il secondo progetto della stagione, sono stati presentati anche l’app Parabita per il contemporaneo ‒ che geolocalizza le edicole e ne affida la spiegazione alle voci di Michele Placido e Francesco Pannofino ‒ e il catalogo edito da Cura Books.
IPOGEA
Ipogea è un’evoluzione di Votiva. L’idea nasce da una passeggiata svolta dal direttore artistico Giovanni Lamorgese e dal sindaco nei depositi del Comune, ed è stata sviluppata con la curatela di Carmelo Cipriani. Nei depositi comunali erano presenti vasche in pietra per la raccolta dell’olio che veniva prodotto nei frantoi ipogei. A Francesco Arena, che già aveva partecipato a Votiva, è stato affidato il compito di realizzare la prima opera di questo secondo progetto, così da assicurare una continuità nel percorso. Arena, con l’opera La Grotta, ha operato una seconda decontestualizzazione di queste vasche, ponendole sulla munteddha, la parte più alta e più antica della città, al di sotto della quale vi è un grande vano ipogeo, che è stato sede invisibile del lavoro di centinaia di contadini artefici della storia economica e culturale del paese. I luoghi dove trovano posto le opere sono oggetto di riqualificazione, così che l’arte, oltre ad avere una funzione sociale, assume un potere trasformativo per il territorio. La cittadinanza è interpellata nelle varie fasi del progetto ed è chiamata a farsi carico non solo del patrimonio costituito, ma anche di quello che va costituendosi.
Votiva e Ipogea uniscono l’identità di Parabita e l’arte contemporanea nel rispetto delle tradizioni e delle radici, che allo stesso tempo acquisiscono nuovi significati e valore.
Alice Longo
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