Il 15 febbraio 2025, l’installazione “Manifestica”, curata da tre studentesse del corso di laurea magistrale in Arti visive e Moda dell’Università Iuav di Venezia, ha evocato le dinamiche del desiderio negli ambienti veneziani di terzospazio.
L’artist-run studio zolforosso, nato a Venezia nel 2017 per volontà di sei ex studenti dell’Accademia di Belle Arti cittadina, è il frutto di un processo di espansione, che l’ha visto crescere e allungare le proprie radici verso la terraferma. Dopo l’apertura del primo spazio laboratoriale nel sestiere di Santa Croce e la vittoria di un bando comunale nel 2019, l’associazione, già attiva nella realizzazione di open studio e residenze d’artista, ha inaugurato una seconda sede modellata sull’idea di white cube e destinata ad accogliere eventi espositivi. Nel febbraio 2020, poco prima del lockdown, zolforosso ha scelto Mestre come luogo per ampliare il suo raggio di azione, in risposta agli affitti elevati e alle difficoltà strutturali del centro storico lagunare. Oggi zolforosso riunisce diciotto artisti e conta su tre spazi: uno a Venezia, in Ramo Secondo Carminati, l’altro a Mestre, in viale San Marco, e terzospazio, come dice il nome stesso, in zona Santa Croce, sempre a Venezia.
MANIFESTICA A VENEZIA
Proprio qui, il 15 febbraio 2025, si è tenuto l’opening di Manifestica, l’installazione a cura di Arianna Boffa, Costanza Mancuso e Anna Zecchetto, studentesse al secondo anno del corso di laurea magistrale in Arti visive e Moda dell’Università Iuav di Venezia. Manifestica ha offerto al pubblico l’opportunità di prendere parte all’installazione-performance, evocando le dinamiche del desiderio e mettendo in campo la tecnica della manifestazione come pratica spirituale e strumento di autodeterminazione e di resistenza alle logiche del capitalismo. Ma cosa significa, oggi, manifestare?
Radicata nella teoria che ha ispirato la legge dell’attrazione, la pratica della manifestazione si basa sul presupposto che i nostri pensieri possano influenzare la realtà in cui viviamo e di conseguenza anche il nostro sé più autentico. Da Instagram a TikTok, questo mondo spirituale, molto caro alla Gen Z, sta cominciando a farsi strada all’interno della società odierna, come evidenziato dalla installazione-performance veneziana.
L’INTERVENTO ISPIRATO ALLA PRATICA DELLA MANIFESTAZIONE
Candele, incensi, tarocchi, palo santo, foglie di alloro, salvia rossa, cristalli e ancora sunset lamp, specchi, candelabri accrescevano il senso di intimità e la componente spirituale di Manifestica.
Una serie di fili argento appesi indicavano l’accesso alla stanza dedicata all’atto di manifestare.
Un vero e proprio contatto tra l’umano e il divino, tra la terra e il cielo. Entrando, il pubblico sperimentava la sensazione, accresciuta dalla presenza di un montaggio audio di TikTok, di immergersi in una dimensione quasi magica. Su un tavolo, come una sorta di banchetto, alcune foglie di alloro si facevano veicolo di nuovi desideri, pronti per essere accolti ed esauditi. Durante l’esecuzione del rituale da parte del pubblico, la presenza della performer Chiara De Benedetti, impegnata nella lettura dei tarocchi e delle pratiche di manifestazione, ha reso ancora più esplicite le dinamiche aggregative innescate dall’installazione.
Manifestica ha dato forma a un altare di possibilità, a un luogo di autodeterminazione e resistenza caratterizzato da un’estetica kitsch e massimalista basata sul confronto tra sacralità e credenza, tra ironia e potere, tra umano e divino. Un invito a domandarsi: che cosa significa desiderare, oggi?
Martina Giagnolini


