EN

La mostra di Carlo Negro, Diego De Marco e Pierluigi Scandiuzzi, allestita presso Spiazzi a Venezia, ha innescato un’audace riflessione sul sistema dell’arte e sulla superficialità della società contemporanea. 

Prende le mosse dalla sfida alle convenzioni estetiche e sociali della società consumistica proposta dall’Arte Povera negli anni Sessanta del secolo scorso e sfocia nella sua evoluzione – definita dagli artisti Carlo Negro (Treviso, 1994), Diego De Marco (Venezia, 1992) e Pierluigi Scandiuzzi (Padova, 1993) Arte Poverissima ‒ l’omonima mostra collettiva che, attraverso l’uso di materiali comuni e di immaginari della cultura pop, ironizza sui paradossi del nostro tempo. L’esposizione, curata da Gabriele Ferrario e allestita fino al 4 marzo 2025 presso Spiazzi, realtà veneziana indipendente, si è offerta al pubblico come un atto provocatorio e irriverente. 

LA MOSTRA ARTE POVERISSIMA A VENEZIA 

Le opere esposte sono caratterizzate dall’uso di materiali poveri, scelti per la loro semplicità, ma anche per il loro potenziale simbolico. L’arte diventa lo strumento attraverso il quale a essere interrogato è il nostro rapporto con la realtà. In un’epoca in cui il consumismo sembra aver ridotto ogni valore alla sua mera funzione di scambio, i tre artisti ribaltano questa logica con un approccio ironico e dissacrante, capace di smascherare le illusioni del mondo che ci circonda. Le opere giocano con i confini tra il sacro e il profano, tra serietà e parodia, creando un paradosso che sollecita riflessioni sul nostro modo di vedere e vivere.  
Tutti i lavori traggono spunto dalle icone della pop culture e dall’immaginario del web. Ne sono un esempio il clown del controverso colosso del fast food McDonald’s, simbolo del consumo sfrenato, con cui Negro esplora il fenomeno del meme, non solo come mezzo di intrattenimento, ma come strumento di comunicazione che plasma e riflette la nostra realtà digitale e sociale; oppure l’accostamento, da parte di De Marco, degli iconici salvadanai a forma di maialino alle forze dell’ordine, ispirandosi al ready made, fino all’improbabile apparizione messianica su una patatina ideata da Scandiuzzi, che stavolta si allontana dalla produzione pittorica per indagare nuovi mezzi espressivi.  

IL SIGNIFICATO DI ARTE POVERISSIMA

L’Arte Poverissima non è solo un ritorno alla semplicità dei materiali, ma un atto di resistenza contro l’omologazione del mercato dell’arte, con progetti come A tribute to art collectors and gallerists di Pierlugi Scandiuzzi, che criticano apertamente le gallerie guidate dall’unico scopo di massimizzare i profitti. Gli artisti quindi non si limitano a proporre un’estetica dell’indigenza, ma trasformano la loro produzione in un’opportunità per sfidare la staticità del sistema dell’arte. 
L’esperienza non si esauriva con la visione delle opere, ma era ulteriormente stimolata dall’allestimento: le didascalie, scritte a matita con grafia elementare, esplicitavano il desiderio di decostruire l’idea dell’arte come sofisticata ed elitaria. I lavori, riposizionati periodicamente nello spazio espositivo, ne sottolineavano la dinamicità e la libertà creativa che garantisce agli artisti, in contrapposizione ai luoghi tradizionalmente deputati alla fruizione dell’arte. Non è stata casuale, infatti, la scelta di esporre in un luogo come Spiazzi, da oltre vent’anni sede di sperimentazione e ricerca in ambito contemporaneo. 

Valeria Maffei 

https://www.facebook.com/spiazzi.venezia/photos/arte-poverissima-21022025-04032025spiazzi-castello-3865-ve-sfidando-le-convenzio/1036169151885933/?_rdr